La conquista del K.O. by Bowman William Ernest

La conquista del K.O. by Bowman William Ernest

autore:Bowman William Ernest [William Ernest, Bowman]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Corbaccio
pubblicato: 2016-09-21T22:00:00+00:00


*

Quella notte sia io che Constant dormimmo male. Ebbi un incubo ricorrente in cui vedevo il viso di Constant nel momento in cui aveva riconosciuto Pong nella figura che ci seguiva. Ma quando veniva più vicino mi rendevo conto che si trattava della faccia piatta di una foca: l’animale singhiozzava disperatamente e cercava di nascondersi in un sacco a pelo di gran lunga troppo piccolo per la sua stazza.

Mi svegliai spossato. Anche Constant era esausto, perché era stato colpito da vari attacchi di singhiozzi che scuotevano la tenda. Disse che questi non erano dovuti al dolore, ma alla forza dell’abitudine, il che mi confortò.

Non eravamo, in verità, in condizione di proseguire, ma la montagna era meno terrificante della prospettiva dei pasti di Pong. Ce lo lasciammo alle spalle con grande sollievo, assicurandogli che non avevamo mai mangiato meglio in tutta la vita. Gli dicemmo che saremmo tornati appena possibile a condividere le sue prodezze culinarie. Quello, gli assicurammo, sarebbe stato il momento migliore della nostra avventura, la ricompensa per le difficoltà superate, il rovescio della medaglia delle nostre fatiche. Lo pregammo di rimanere dov’era per non deluderci.

Ce ne andammo lasciandolo corrucciato a lavare i piatti.

Partimmo per il campo 1 seguendo l’itinerario che Wish ci aveva descritto. Subito sopra la base avanzata, una ripida cresta si elevava per circa cinquemila piedi prima di fondersi nel fianco della montagna. La via passava sul lato sinistro di questa cresta.

Constant e io facemmo ricorso all’ossigeno, ma trovammo l’apparecchio così scomodo che lasciammo che fosse Chao Chao a prendere la guida. I portatori rifiutavano l’aiuto dell’ossigeno; credo lo considerassero una diavoleria.

Dopo poco il cammino divenne più ripido e presto cominciammo – o piuttosto cominciarono i portatori – a tagliare gradini nel ghiaccio. Ora ci trovavamo in alta quota. Ogni gradino richiedeva uno sforzo equivalente a salire di corsa centocinquantatré scalini a livello del mare: la cifra è di Wish. La grande prova era finalmente cominciata. Potevamo annoverarci fra coloro che erano avanzati fino alle altezze più irraggiungibili, che avevano invaso l’ultima cittadella della natura frapposta allo spirito di conquista dell’uomo.

Cercai di ricordarmi tutto quello che avevo letto sulle scalate a queste altitudini. Superai un gradino, poi aspettai dieci minuti. Era una tecnica fondamentale, me ne rendevo conto; tutti coloro che ci avevano preceduto erano unanimi: un gradino, dieci minuti di riposo, sette in caso di emergenza. Trovai la cosa più complicata di quanto avessi immaginato. Restare immobile per dieci minuti non era affatto semplice. Prima mi inclinai di lato. Poi mi venne un crampo al polpaccio. Poi prese a prudermi il naso. Poi un piede cominciò a vibrarmi e dovetti tenerlo fermo con entrambe le mani. Quest’ultima manovra fu molto faticosa; quando mi accovacciai per bloccarmi il piede, mi ritrovai più in basso rispetto a quando non avevo ancora salito il gradino, il che mi portò a chiedermi se stessi guadagnando o perdendo terreno; e lo sforzo mentale fu così grande che persi l’equilibrio e ruzzolai giù.

Venne a recuperarmi Chao Chao, e ci riprovai. Stavo



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